In più di 5000 in piazza a Trieste per i Pinkover
Dark Side Of The Moon integrale. Laser e filmati. Strumenti originali. Ospite un coro di ragazzi per The Wall.

a cura di Giorgio Rizzarelli
Revisione di Alessandro Cospite


Più di 5000 persone si sono radunate a Trieste in Piazza Unità d'Italia per il concerto dei Pinkover del 5 Agosto 2008: lo stesso ordine di grandezza del pubblico che, due anni fa, riempì la stessa piazza per Alan Parsons (artista a se stante, ma conosciuto all'audience dei Pink Floyd come l'ingegnere del suono di Dark Side Of The Moon). Il primo evento di queste dimensioni per un gruppo che pone al primo posto la fedeltà all'originale, specie nella strumentazione. Una formazione numerosa, inclusi due chitarristi, due tastieristi, il sax, tre coriste e persino un coro ospite di giovanissimi ragazzi e ragazze per The Wall. E ancora.. proiezioni su schermo circolare di filmati realizzati dai Pinkover, un notevole impianto di luci e laser e, nel secondo tempo, la rappresentazione integrale di Dark Side Of The Moon. L'evento è stato a ingresso libero, promosso dal Comune di Trieste nell'ambito della manifestazione Serestate, ma organizzato dai Pinkover stessi.



Il concerto, basato essenzialmente sul tour Pulse, si è aperto come da tradizione "in sordina", con Shine On You Crazy Diamond, in cui i tappeti di tastiera, e poi il chitarrista principale, hanno dimostrato subito la caratteristica di questa band: il desiderio di riprodurre il sound floydiano fino al punto di avvicinarsi il più possibile alla strumentazione della band originale, senza badare a spese. Dopo una intensa e alienante Astronomy Domine (brano del periodo anni 60 in cui c'era ancora Syd Barrett) lo show è passato al periodo 80-90 post-Waters, con brani ben eseguiti, a partire dall'album The Division Bell: What Do You Want From Me (in cui le coriste hanno mostrato il loro entusiasmo - peccato che, nel primo tempo, il mixaggio le abbia oscurate), Take It Back (che, con il suo stile più orientato al pop, ha cominciato ad accattivare le generazioni meno esperte dei Pink) e Coming Back To Life (un brano ai limiti dello stile floydiano che però si inserisce bene dal vivo in questo repertorio).
La band ha continuato con due brani di A Momentary Lapse Of Reason: Sorrow (che, con il caratteristico assolo grave di chitarra in apertura e chiusura e il laser verde, mi ha riportato alle atmosfere del concerto veneziano dell'89) e On The Turning Away (eccellenti i cori a 5 voci).
Una nota di merito al leader, non solo chitarrista, ma anche cantante, che è passato con disinvoltura dal registro di Gilmour a quello Watersiano. I Pinkover sono infatti poi passati a The Wall che, data la popolarità, ha cominciato a scaldare il pubblico, esploso sulle prime note di Hey You, coinvolgente. Su Another Brick In The Wall part 2 si è unito un coro ospite di ragazzi, che hanno interpretato il ruolo con la dovuta serietà e, sulle loro divise, avevano per l'occasione il logo di The Wall.

Il secondo tempo ha rappresentato integralmente Dark Side Of The Moon. Buono ma non eccellente il sound della chitarra di Breathe, anche se è stata utilizzata la dovuta slide "hawaiana". Fantastica invece On The Run, caratterizzata da effetti sonori di sintesi, completamente eseguita dal primo tastierista che, piuttosto che riprodurre i suoni esatti del disco, ha improvvisato con stile appropriato, incontrando parecchia attenzione di pubblico. Time è stata eseguita con il delay lento sulla chitarra come nel live Pulse originale. The Great Gig In The Sky ha coinvolto molto il pubblico: come nei live originali, le tre cantanti si sono divise la difficile intepretazione vocale: una abbastanza buona, una notevole e appassionata, una più tranquilla e misurata; perfetta l'interpretazione pianistica. Pesante invece la resa ritmica delle strofe di Money (cosa che poi il leader mi avrebbe detto essere dovuta alla stanchezza) ma eccellente sulla parte degli assoli. Us and Them bellissima con straordinari effetti di luci, e sax col giusto feeling. Molti brani sono stati accompagnati da filmati allo schermo circolare, nello stile di quelli usati dai Pink Floyd, ma (a eccezione di The Great Gig In The Sky) realizzazioni originali dei Pinkover. In particolare il filmato di Brain Damage (che nella versione watersiana include immagini di politici inglesi) ha richiamato l'attenzione del pubblico arricchendosi anche di immagini di politici italiani, mentre il crescendo di Eclipse, ben sostenuto, è stato accompagnato da un'animazione in tema. Ottimo il suono, incluso il mixaggio, eccetto per il basso che, in vari punti di questo secondo tempo, è stato decisamente troppo forte.

Ovazione per i bis: una commovente Wish You Were Here, una drammatica Comfortably Numb, e un'esplosiva Run Like Hell che ha richiamato tutti sotto il palco. Una graduale conquista di pubblico dunque, agevolata da un repertorio in crescendo fino a brani sempre più popolari. E un'opera di divulgazione per le generazioni che, troppo vecchie o troppo giovani, conoscevano poco i Pink Floyd.


Ho incontrato Federico Mreule, leader, primo chitarrista e cantante principale.

GR: Innanzitutto complimenti a a tutti. Siete stati molto fedeli, pur senza essere un clone della band originale, ma mettendoci anche la vostra interpretazione. Ottima esecuzione.
FM: La fedeltà è il nostro obiettivo primario. Quanto all'esecuzione, in realtà per la stanchezza ho fatto qualche errore alla chitarra. Sono qui dalle 10 di stamane, abbiamo dovuto organizzare un sacco di cose, non è un evento facile. La mia performance non è stata all'altezza delle prove.

GR: Quando nasce il gruppo e come evolve?
FM: I Pinkover nascono nel 2003 dalla passione per i Pink Floyd che condivido con un amico di lunga data, il bassista Lorenzo Vidi. Abbiamo subito contattato Michele Zabucchi, secondo chitarrista. Per quanto riguarda gli altri membri principali (batteria e tastiere) si sono avuti vari cambi di formazione, fra cui spicca l'ingresso del tastierista Dario Degrassi, veterano della scena triestina e anch'egli grande floydiano che, con me e Lorenzo, condivide la passione per l'uso di strumentazione d'epoca. Dopo mesi di duro lavoro in sala prove abbiamo esordito nel 2004. Ci siamo esibiti in vari locali, soprattutto in regione, talvolta anche in altre regioni norditaliane e, recentemente, anche in Austria. A partire dal 2005 si sono uniti sax, una cantante, tecnici audio e luci, e il secondo tastierista. Stasera è la prima volta che abbiamo tre coriste e addirittura un coro ospite per The Wall, e che teniamo un concerto di queste dimensioni.

GR: Quali sono stati i brani più difficili da preparare?
FM: Non ce ne sono in particolare... In realtà i brani dei Pink Floyd non sono tecnicamente molto difficili da suonare. In questa musica è importante sapere quando suonare, ma soprattutto quando non suonare. Quello che importa principalmente, e che è veramente difficile, per la musica dei Pink Floyd, è ottenere il giusto sound: trovare musicisti appassionati, l'equipaggiamento giusto, ottenere la coesione del gruppo e lo spirito giusto. Lo spettacolo è un insieme di musica, suono e luci, che devono fondersi in modo appropriato per ricreare l'atmosfera.

GR: Con quale criterio scegliete il repertorio di un concerto?
FM: Il periodo. E' importante che il concerto sia basato su un determinato periodo della band originale. Noi abbiamo tre diversi tipi di spettacoli. Oltre allo show basato su Pulse, che hai visto stasera, ne abbiamo uno relativo al periodo 67-72, che essenzialmente è il Live at Pompeii, con l'aggiunta di Ummagumma Live; in questo caso ci esibiamo rigorosamente in quattro, ed è lo show che preferisco, in quanto abbiamo l'equipaggiamento d'epoca completo, inclusi gong, organo Hammond 102 con Leslie, organo Farfisa Compact Duo, e casse WEM. Infine, recentemente abbiamo introdotto "The Shining Years 1973-1979", nel quale, con una formazione di sette elementi, eseguiamo tutto Animals, parti di Wish You Were Here e brani da The Wall.

Infine, da tastierista ho voluto soddisfare la mia curiosità chiedendo a Dario Degrassi quale equipaggiamento usa. Dario è stato felice di mostrarmi il tutto sul palco.

GR: Ciao e complimenti. Già all'inizio del concerto ho notato tastiere di prim'ordine - due Kurzweil, un organo Hammond, synth analogici...
DD: Sì, i Kurzweil sono la base dello spettacolo, gli stessi che hanno usato i Pink Floyd nel tour Pulse. Ho un K2500 e un K2000, più altri due in rack.

GR: Quelli in rack li usi per avere maggiore polifonia?
DD: Già, per polifonia, ma anche per riserva.

GR: Immagino che usi i Kurzweil anche per i loro eccellenti suoni di piano acustico ed elettrico...
DD: Esatto. Quanto all'Hammond, è un M102 (quello che uso per Pompei, non ho ancora il B3). I synth analogici li uso per On The Run: sono due Korg MS20 degli anni 70 da 3 ottave tipo "Mini-moog; svolgono eccellentemente il ruolo del VCS3.

GR: Su On the Run fai tutto dal vivo?
DD: Sì, a parte ovviamente la sequenza ciclica, per la quale uso un Clavia Micro Modular. Devo aggiungere che uso anche la comune Roland D50 per il periodo anni '80, cioè i brani di A Momentary Lapse Of Reason. Infine c'è un Oberheim Matrix1000 per i bassi, ed ho effetti vari.

GR: Complimenti, una strumentazione mostruosa.
DD: Grazie. Naturalmente l'equipaggiamento ha delle variazioni a seconda del tipo di spettacolo.

GR: Bene, sono molto curioso di vedere gli altri due tipi di spettacoli. Spero che questo evento vi abbia fatto una bella pubblicità, e continuate così!
DD, FM: Grazie, a presto!


LA FORMAZIONE

Federico Mreule - Chitarra & Voce
Lorenzo Vidi - Basso & Voce
Michele Zabucchi - Chitarra & Voce
Dario Degrassi - Organi & Tastiere
Franco Palatella - Tastiere
Alessandro Conte - Batteria
Elena Vinci - Voce & Cori
Alexia Pillepich - Voce & Cori
Elisa Ritossa - Voce & Cori
Ruggero Zannier - Sax
Massimiliano Bellian - Tecnico Video/Luci
Roberto Diomei - Road Manager, Supervisore Tecnico
Ospite: il Coro Lionello Stock della Scuola Media Campi Elisi di Trieste

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www.pinkover.com

Nella sezione "Contatti", anche la lista della strumentazione completa della band.
Il sito contiene anche una sezione multimedia con filmati.

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Giorgio Rizzarelli, oltre a essere un fan dei Pink Floyd di lunga data, è stato confondatore del Fan Club Italiano di Alan Parsons e del gruppo di fans di The Alan Parsons Project su YouTube, su cui gestisce una pagina dedicata. Ha visto nascere il forum italiano sul Project, moderato da Alessandro Cospite, redattore anche delle Fan-Pages Italiane su Roger Waters, corrispondente di Floyd Channel e moderatore su PinkFloydStyle. Giorgio ha suonato come tastierista ospite nella tribute band italiana di The Alan Parsons Project e stabilito un contatto fra tutte le tribute band projectiane del mondo. Fra i suoi progetti, quello di formare una tribute band projectiana triestina. www.youtube.com/urbania70

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(Foto per gentile concessione dei Pinkover)



© ALESSANDRO COSPITE 2008

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