OCTOBER THE 7th, 2004
(MASON + STORMSTUDIOS EXHIBIT + PARSONS)
Reportage di Alessandro "Alec" Cospite - in collaborazione con Giorgio Rizzarelli



TRE EVENTI IN UN SOL GIORNO

Il 7 Ottobre 2004 a Londra sono capitati in coincidenza ben tre eventi di nostro interesse: un ritorno in madrepatria di Alan Parsons con il Live Project, una sessione in cui Nick Mason ha autografato la sua biografia dei Pink Floyd e una delle ultime poche giornate di una mostra di opere di Storm Thorgerson, il celebre grafico autore di quasi tutte le copertine dei Pink Floyd, di Alan Parsons e tanti artisti. La coincidenza Mason/Storm potrebbe non essere casuale, ma quella con il concerto lo è certamente. Io e un mio caro amico abbiamo ovviamente approfittato dell’occasione atterrando a Londra il giorno precedente, accolti dal solito tempo variabile londinese questa volta caratterizzato da un magnifico arcobaleno ... oltretutto tematico, visto che una strumentale dell'ultimo album di Alan si intitola “L’Arc En Ciel” ... più la citazione nell'artwork di The Dark Side Of The Moon, ovviamente !



NICK MASON ALLA LIBRERIA BORDERS

La prima parte della giornata del 7 Ottobre è dedicata a Nick Mason, il quale si trova a Londra per firmare copie del suo libro uscito quel giorno stesso: “Inside Out – A Personal History Of Pink Floyd”. Il titolo originale era “Official History”, poi Gilmour ha chiesto comprensibilmente il cambiamento in “personal”. Tuttavia, è effettivamente la biografia ufficiale del gruppo: il libro è stato revisionato da Gilmour, Wright e anche Waters (riappacificatosi con Mason non molto prima), e Mason era certamente il potenziale autore più completo essendo stato sempre presente fin dagli albori, se eccettuiamo alcuni episodi in The Wall e The Final Cut dove gli erano stati preferiti batteristi di stile differente. Gli incontri previsti col pubblico per quel giorno sono 2: il primo è previsto alla libreria Borders di Oxford street dalle 13 alle 14, mentre il secondo è previsto al Virgin Megastore di Piccadilly dalle 18 alle 19. Noi preferiamo di gran lunga il primo appuntamento, in quanto abbiamo il concerto di Alan Parsons giusto alle 19 ... ma c’è un problema: telefonando 2 giorni prima alla libreria Borders ci è stato risposto che non era prevista alcuna visita di Nick Mason, anche se gli avvisi semiufficiali su Internet dicono tutt’altro. Ci rechiamo da Borders ugualmente - e con larghissimo anticipo - e scopriamo che quelle per telefono erano solo bugie, forse per non ritrovarsi con un numero di persone ingestibile. Decidiamo di non polemizzare per non avere problemi (pur decidendo di non tacere la cosa in questo reportage) e ci rechiamo al 3° piano dove troviamo le copie di “Inside Out” e dove ci dicono si svolgerà la sessione di firme. Ci piazziamo dunque su comodi divani in pelle nera dove attendere Mason e altri fan. I fan iniziano a far numero circa un’ora prima dell’arrivo di Mason e gli addetti di Borders predispongono il tutto: fanno spazio per un tavolino e una sedia comoda, mettono un bel pannello alle spalle con il nome della libreria, mettono sopra al tavolino una penna, una bottiglietta d’acqua e un bicchiere e transennano la fila dove i fans attenderanno uno a uno il proprio turno. Noi siamo tra i primi 5. A circa mezz’ora dall’arrivo di Nick la fila si è fatta molto più lunga di prima e, procedendo a zig-zag lungo gli scaffali, non se ne vede la fine. Con pochissimo ritardo, finalmente dalle scale mobili fa la sua comparsa Nick Mason in ottima forma, accompagnato da un Bodyguard/Manager e da alcuni addetti di Borders. Fans, ovviamente, in fibrillazione. Nick si accomoda, si aggiusta sulla sedia, sfila il cappuccio della penna, lo alloggia sulla coda della penna stessa, e con espressione scherzosamente concentrata fa scendere la penna nel bicchiere vuoto come se fosse un pennino da intingere nella china. Chi ha osservato tutta la scena ridacchia di gusto. Lui sorride della propria Gag e si ricompone, pronto per gli autografi, già con il braccio destro in posizione. La Gag ha fatto centro nello sciogliere un po’ la tensione. Il primo fan viene invitato ad avvicinarsi al tavolo con la propria copia di “Inside Out”; ci si fa coraggio e la fila inizia a muoversi. Uno di Borders ci indica che, per facilitare il tutto, siamo invitati a mettere l’aletta sinistra della sovracopertina a mo’ di segnalibro sulla pagina che Nick ha indicato in precedenza preferire per l’autografo; obbediamo senza fiatare. A ogni ‘cambio di fan’ tutti udiamo chiaramente Nick invitare il successivo fan ad avvicinarsi con un gentile ma risoluto “Next, please !”. Dopo un paio di minuti arriva il nostro turno. Per prima cosa diciamo un tremolante “Hi !” e poggiamo le nostre copie aperte sul tavolo, guardando ora il libro ora il viso imperturbabile di Nick, e dicendo il nome che ci teniamo sia presente sulla microdedica “To … Best, Nick Mason”. Una volta che ha iniziato a scrivere il nome e che siamo convinti di non distrarlo troppo gli diciamo che veniamo dall’Italia e lui ci risponde che abbiamo fatto davvero molta strada. Gli diciamo poi che siamo a Londra anche per vedere un concerto di Alan Parsons quello stesso giorno e lui dice con moderata sorpresa che non ne sapeva nulla. Infine gli chiedo se posso avere una foto insieme a lui ... mi dice “Certamente !”, gli metto il braccio attorno alle spalle e scattiamo. Buona la prima.

Lo ringraziamo calorosamente, stringiamo a noi le nostre copie e ci riaccomodiamo sui divani. Gli addetti di Borders dicono ai fans che Nick firmerà SOLO il libro, ma in realtà chiunque ‘osa’ chiedergli di firmare libretti e copertine di vinili e CD viene esaudito gentilmente. E’ da specificare che non siamo gli unici italiani presenti; c’è anche un palermitano con moglie al seguito, fan sfegatato, a Londra per tutt’altri motivi, che ha scoperto di Nick semplicemente leggendolo su un cartello. Pensiamo di aspettare l’uscita di Nick per salutarlo ancora una volta, come a voler dire “Non siamo venuti solo per il valore dell’autografo ma proprio per esprimerti la nostra emozione all’idea di conoscerti e di poterti ringraziare dal vivo per il tuo ottimo lavoro svolto”, ovvero frasi che non ti escono MAI quando ci starebbero bene. Lo attendiamo alla scala mobile discendente ma Nick ci sfugge, usando l’ascensore. Tiriamo un sospiro. L’impressione è stata quella di un antidivo che ha fatto compitamente il suo da fare e nei tempi previsti. Prima di raccogliere le nostre giacche diamo qualche occhiata ad altri libri in giro, e quando decidiamo infine di scendere Nick riappare ‘magicamente’ con nostra grande sorpresa; invece di andarsene si era probabilmente ritirato un attimo con i dirigenti di Borders. Gli dico a voce udibile a distanza: “Nick, Come in Italy One Of These Days !”, lui si volta, sorride, e ci saluta con la mano. [Verrà poi effettivamente a presentare l’edizione Italiana del libro giusto l’anno dopo] ... Decidiamo di andare a vedere all’uscita della libreria l'eventuale reazione della gente per strada alla comparsa di Nick Mason, ma finchè Nick è da noi visibile nessuno lo ferma. Riguardando la firma viene molta emozione, emozione che nasce dall'esistenza del libro stesso ... un libro ironico, dettagliatissimo, e ‘ripieno’ di fotografie private precedentemente inedite tra cui spicca una (La) rarissima foto (di cui non si conosceva l’esistenza) di Syd Barrett durante la sua ‘visita’ agli Abbey Road Studios del 1975… Ad Alan Parsons, invece, è dedicata una foto la cui didascalia nomina Eric, The Alan Parsons Project e “Tales of Mystery and Imagination“ (il primo album del Project, del 1976). Su Alan Parsons, Nick scrive, tra le varie cose: “Dannatamente bravo (...) L’ampia gamma di qualità tecniche di Alan era evidente (...) Purtroppo restammo privi dell’abilità di Alan quando lo invitammo a lavorare al nostro album successivo; gli offrimmo un compenso basso, sottolineando però che si trattava di un compito privilegiato. Con nostro grande stupore non accettò. Lo compatimmo, scuotendo la testa, per vederlo poi sfornare un disco di enorme successo con gli Alan Parsons Project e lanciarsi nella carriera di interprete. [Quest’ultima dalla pag. 172 dell’ed. Italiana]”



STORM THORGERSON EXIBIT

Chelsea: primo pomeriggio. Ci troviamo alla John Martin’s Gallery. La Gallery non è molto grande, e stimiamo un tempo di visita di mezz’ora. Storm, sfortunatamente per noi, non c’è. [Verrà anche lui in Italia, due anni dopo] ... Non c’è quasi nessuno per la verità, e questo ci permette di poter guardare la mostra con grande tranquillità. Più tardi scopriremo dall’opuscolo che ci hanno dato all’entrata che alcune opere non sono più in esposizione perché vendute precedentemente. Non si trattava di originali, ma di copie limitate (200/300 esemplari l’una) di stampe autografate di alta qualità, da un minimo di 175 a un massimo di 1000 sterline l’una. Ovviamente ogni opera ha la didascalia a fianco, ma constatiamo con dispiacere che non c’è alcuna descrizione sulla genesi o sul significato di ciascuna opera; al massimo alcune parole di Storm all’entrata, dove c’è anche un fitto libro di firme dei visitatori che ovviamente integriamo. Descrivere le opere è superfluo, ma possiamo dire che fa molto effetto vederne alcune affettivamente ben note in stampe così grandi, dove quindi più le opere originali avevano piccoli dettagli (ex. Pulse) maggiore era l'impressione di vederle bene per la prima volta. Le 2 curiosità maggiori della mostra sono una vera ’vetrata’ alquanto grandina riproducente la copertina di Dark Side 30° Anniversario e 2 sfere fisiche poste nel cortile all’esterno della stanza della mostra che rimandano alla locandina della mostra Parigina (Interstellar), che specchiano peculiarmente l’immagine dei fotografi. Poco più di mezz’ora, ma ne valeva proprio la pena !



THE ALAN PARSONS LIVE PROJECT TRIUMPHAL COMEBACK & LONG AFTERSHOW

Ore 18:15 circa: siamo davanti al Teatro ASTORIA, in Charing Cross Road, vicino Oxford Street. Poco dopo le 19 fanno entrare gli iscritti alla GuestList, ovvero quelli con il pass per l’Aftershow, cioè (anche) noi, ma arrivando al botteghino scopriamo un problema: a causa di un misunderstanding il pass per l’Aftershow è per uno solo e non due. Parlamentiamo un po’, ma a un certo punto lasciamo scorrere la fila e entriamo nella sala vera e propria. Lo stupore mi assale: l’Astoria è un teatro da 200 posti circa più una balconata semicircolare. [L’Astoria, purtroppo, chiuderà poi definitivamente i battenti nel Gennaio 2009] ... Vediamo che c’è posto in 2a fila, osiamo chiedere ai vicini se quei posti sono liberi e lo sono. In men che non si dica ci ritroviamo CENTRALI e in 2a FILA ! Capiamo presto che in prima fila ci sono gli iscritti alla Mailing List internazionale di fan alias Roadkill perché una di loro ci dice subito “Ehi ! Mi ricordo di voi … Eravate a una delle serate di POE l’anno scorso !”. Intavoliamo subito una chiaccherata, e tra un discorso e l’altro esponiamo il problema inaspettato del pass singolo e ci viene risposto che se restiamo loro vicini non avremo problemi. L’unione fa la forza. In più ci rammentano che Alan e la Band sono artisti che non se la tirano. A questo punto non resta veramente altro che attendere l’inizio dello Show, e tra una prova luci e l’altra salgono sul palco un paio di tecnici addetti ad attaccare con lo scotch la Setlist della sera dai quali ci facciamo allungare uno dei fogli per fare una foto in modo da averla già bella che pronta. A un certo punto le luci forti si spengono, partono gli effetti sonori iniziali del brano I Robot, primo previsto in scaletta, prendono il loro posto i membri della band e, nell’ovazione generale, fa la sua comparsa in lungo impermeabilone nero LUI, Mr ALAN PARSONS !!! La setlist è la seguente:
I Robot / Damned If I Do / Don’t Answer Me / Breakdown+The Raven / Lucifer+Mammagamma / What Goes Up / Days Are Numbers / Time / Psychobabble / Return To Tunguska / More Lost Without You / We Play The Game / I Wouldn’t Want To Be Like You / Don’t Let It Show / Prime Time / Sirius+Eye In The Sky / Doctor Tarr And Professor Fether / Old And Wise / Games People Play.
Una ventina di brani, dunque. Il palco è composto da 2 piani. Al piano inferiore troviamo a sinistra John Montagna al Basso, al centro P.J. Olsson alla Voce con chitarra acustica appoggiata da una parte, a destra Godfrey Townsend alla Chitarra con tastiera opzionale al fianco; sul piano rialzato troviamo a sinistra Steve Murphy alla Batteria, al centro Alan Parsons affiancato da una tastiera e da una chitarra acustica appoggiata da una parte, e a destra Manny Focarazzo alla doppia Tastiera. P.J. Olsson canta la stragrande maggioranza delle canzoni ... Breakdown, What Goes Up e Psychobabble sono lasciate al virtuosismo del Batterista (!), I Wouldn't Want To Be Like You è lasciata alla voce del bassista e Prime Time è lasciata alla voce del Chitarrista; Eye In The Sky è cantata da Alan come solista, We Play The Game è un duetto tra Alan e P.J., e Return To Tunguska è eseguita dalla voce Live di Alan immessa e risputata fuori da un campionatore. Insomma, se da una parte manca e non solo “affettivamente” la partecipazione di membri storici oltre ad Alan, dall’altra in questo tour ci sono per la prima volta ben 5 diversi lead vocalist, che Alan ha abbinato alle canzoni riproducendo molto fedelmente le timbriche degli album originali. I backing vocals da ascoltare live sono stupendi: sul ritornello di Don’t Answer Me si uniscono tutti. Inoltre, in alcune occasioni vari membri imbracciano la chitarra acustica, il che dà anche una splendida resa visiva. Ciò che si nota presto è che, a differenza dei Tour precedenti, in questo si è deciso di iniziare ad estremizzare le possibilità di ogni brano, cercando di portarlo al suo limite senza ovviamente eccedere. Lo Show è uno sballo, con Alan o P.J. che ogni tanto inframmezzano il concerto con un paio di brevi discorsi: gli argomenti caldi sono il ritorno di Alan dal vivo a Londra dopo 6 anni, il battesimo londinese degli altri e i problemi di passaporto che ha avuto un membro della band, essendo tutti Americani. P.J., ovviamente, incentra i suoi brevi interventi sul sostenerlo dal pubblico nei brani più difficili (Quali quelli facili ?!!!?). I brani del nuovo album riscuotono un buon successo, e Alan ovviamente fa dedicare un applauso a David Gilmour per l’assolo regalato nella versione originale del disco. Su I Wouldn’t Want To Be Like You il pubblico si infiamma e io, che avevo portato con me proprio il libretto CD dell’album I Robot di cui ci sono in scaletta ben 4 brani decido, in un momento di esaltazione, di estrarlo dalla tasca e sventolarlo verso la band (Ricordatevi che eravamo in 2a fila): Alan vede e sorride ! La scelta di tenere il brano Top10 Eye In The Sky per ultimo rende l’applauso finale infinito; al clap-clap delle mani si unisce presto lo stomp-stomp dei piedi e in un turbine generale di eccitazione la Band torna su per i Bis. Le prime 2 file si alzano dalle sedie e si vanno a piazzare ‘tranquillamente’ ai piedi del palco. Lo Show poi, come deve, finisce. Tutto Straordinario. Tra un’esclamazione e l’altra, torna vivo lo ‘spettro’ dell’Aftershow. Lo staff del teatro ci invita a liberare la sala, ma noi aspettiamo notizie. Finalmente vengono chiamate le persone per l’Aftershow. Incrociamo le dita e non ci stacchiamo dai nostri nuovi amici americani; io tiro nuovamente fuori il libricino di I Robot e lo tengo in mano come fosse il pass per l’Aftershow (quasi della stessa misura) e - com’è, come non è - ci ritroviamo dentro alla zona riservata ! Per arrivare ai camerini passiamo da una terribile scala a chiocciola dalla quale assistiamo all’andirivieni di alcuni membri della band che, nel dubbio che non tornino, salutiamo già con grandi complimenti. Arriviamo ai camerini, quello per Alan e quello per la band, notando con disappunto generale che quello di Alan è piccolo come il bagno di una stanza d’albergo. Per la prima volta nella mia vita incontro di persona l’altissimo (in tutti i sensi) Alan Parsons. L’Aftershow dura letteralmente un paio d’ore (!) nelle quali chiacchieriamo con chi si libera da altre conversazioni. Quelli con cui ci ‘troviamo’ di più sono P.J., Manny e Alan. Innanzitutto diciamo loro che siamo Italiani e loro rispondono “Ma quanta strada …”. (Manco Mason, Parsons e la band si fossero messi d'accordo per la risposta !) ... Pensiamo presto di avvisarli (senza spaventarli, ma per correttezza, che volendo va contro i nostri interessi) che potrebbero avere problemi con i promoters Italiani in future date qui (altro che i bagni poco spaziosi ...) ma Alan dice di conoscerli fin troppo bene ... Rotto il ghiaccio, mi faccio fare autografi e foto con Alan e P.J.

Ai miei complimenti a Manny (di cui tra l’altro era il compleanno, e per il quale sentiamo un brano dalla rarità unica: Happy Birthday To You cantato dalla APBand!) seguono i suoi complimenti verso di me per aver cantato (con le giuste lyrics) tanto quanto lui ha suonato !!! Mi si doveva proprio veder bene dalla seconda fila ... Allibito e compiaciuto lo ringrazio ^_^ Con P.J. al momento della foto gli dico che spero di fare al più presto il cantante di professione stabilmente anch’io e che quindi avere una foto con un Vocalist che ritengo così bravo è un onore tutto mio … P.J. mostra tutta la sua cristallinità emozionandosi per questa cosa e, riguardando la foto, si preoccupa se appare troppo ubriaco guastando lo scatto. Un cuore d’oro. In effetti di alcool ne gira abbastanza, essendo poi Alan pure un estimatore di vini … Non mancano però Birre leggere e Bibite Analcoliche, e infatti non disdegnamo un paio di coca-cole in quanto assetatissimi, per le quali ci prendiamo l’epiteto scherzoso di “persone (dalle preferenze) poco fantasiose” da un amico di Alan, vista la vasta varietà di bevande disponibili. ... Si parla del più e del meno, e Alan si fa raccontare dall’amico com’è andato il concerto chitarristico di raccolta fondi per la Nordoff-Robbins in cui è stato ospite anche David Gilmour. Vengono commentate le abilità a confronto dei vari chitarristi e ricordo il disappunto di Alan quando gli viene nominato Keith Richards. ^___^ Alan poi scherza sul fatto che con addosso l’impermeabilone nero gli hanno detto che sembrava il cattivo di Spider-Man 2 e io a mo’ di concorrente di Mike Bongiorno esclamo “E’ Vero … Doctor Octopus, Doc Ock, Alfred Molina !” e Alan, indicandomi ai suoi amici, dice con faccia finto-seriosa “Visto ?! Il ragazzo sa di cosa parlo !”. Chiediamo ad Alan e a P.J. il significato di un paio di tracce del nuovo album “A Valid Path”. Su Return To Tunguska Alan svela l’arcano: il “ritorno” a Tunguska è inteso quello degli Umani, che cercano nuove tracce aliene – una sorta di ricominciare il “percorso valido” da dove lo si era erroneamente abbandonato. E, a proposito di abbandono, P.J. ci rivela che More Lost Without You è dedicata alla sua donna e alle altre della sua famiglia, ovvero a coloro che è costretto ad abbandonare temporaneamente quando va in Tourneè e riguardo alle quali si sente perso quando non sono insieme a lui. Chiediamo inoltre ad Alan se pensa di realizzare presto un DVD LIVE, e risponde che ovviamente ci ha già iniziato a lavorare su ma che ci vuole tempo da dedicare a un progetto che va tanto curato. [Vedi nota finale] ... Gli ricordiamo che attendiamo da molto tempo una sua autobiografia (visto che poi quella PinkFloydiana per mano di Mason è finalmente arrivata). Gli chiediamo anche se è ancora in stretto contatto con John Miles e se pensa di fare ancora qualcosa con lui in futuro: risponde che non è più tanto in contatto come un tempo ma che gli piacerebbe e lo ritiene possibile. [Alan si recherà con la band al Night Of The Proms diretto da John nel 2009 ma senza collaborazione sul palco] ... Insomma, Alan, la Band, lo Staff, gli Amici e i Fans storici parlano e scherzano tranquillamente con noi e ci esortano a farci rivedere alle date Italiane ! Dopo 2 ore ci muoviamo tutti verso l’uscita posteriore del Teatro: la band ha voglia di cenare e di andare a dormire. L’unico che in qualche modo è già pieno è P.J. che sulle scale a chiocciola lancia una sonora eruttazione liberatoria, che però non è carica né di spacconeria né di sguaiato divertimento posticcio. P.J. è davvero un bravo ragazzo. Il mio compagno d’avventura gli dice scherzosamente: “Ho riconosciuto l’acuto: è quello del finale del brano Old And Wise !” e P.J. ride di gusto della battuta. All’uscita troviamo un paio di fan che erano senza pass a cui Alan dedica generosamente veramente le sue ultime energie per poi riunirsi ai familiari - che svolgono anche un ruolo di management e collaboratori - e muoversi verso il ristorante. Alan è apparso abbastanza teso per il gran ritorno e provato da un Tour sicuramente estenuante, ma ha sempre trovato la forza di essere cordiale e professionale, sostenuto dal brio della sua band nuova di zecca. Peccato non ci fosse in vendita un Poster a questo giro … La serata è stata veramente grandiosa, il Concerto da solo già favoloso e Alan ha rivelato di avere da parte una buona registrazione per il DVD ... [Uscirà poi già nel 2005 registrato in Spagna, successivamente ristampato con altro titolo e artwork di Storm Thorgerson e disponibile anche su CD nel 2010 ... mentre nel 2016 ne uscirà uno nuovo con l’ORCHESTRA registrato in Colombia, disponibile in vari formati]



© ALESSANDRO COSPITE 2006-2017

Torna alla HomePage